Coscienza della morte, contatto con la vita nel Buddismo tibetano e nella vita quotidiana

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Meditare sulla morte aiuta a dare valore alla vita? 2

Per molti Maestri e testi di buddismo tibetano, così come in questa vignetta Zen, la consapevolezza della morte è essenziale per vivere una vita piena e significativa. ” Ogni giorno passato senza la consapevolezza della morte è un giorno perso” questa frase si ritrova spesso nei testi di Buddismo e nelle parole dei Maestri Tibetani. Nel ” Lam-Rim, o letteralmente ” Sentiero Graduale”( verso l’illuminazione) l’importanza della consapevolezza della morte è uno dei primi argomenti trattati(capitolo ” Metodi per rendere significativo la preziosa rinascita umana”, Liberazione sul Palmo della tua mano, Paponka Rimpoche, Chiara Luce)
Per chi vuole approfondire è stato pubblicata la traduzione italiana del Libro inglese ” Liberation in the Palm of you Hand “, Wisdom:” Liberazione sul Palmo della tua mano ” questo testo è la trascrizione di Trijang Rimpoche degli insegnamenti di Paponka Rimpoche del 1921 del testo originario del Lam-Rim( arrivato fino a Paponka tramite Lama Tzong Kapa) di Atisha dell’ undicesimo secolo. Il testo era stato scritto da Atisha per potere portare in modo semplice gli insegnamenti Buddisti dall’India al Tibet a persone( i tibetani di allora ) che non avevano alcuna conoscenza del Buddismo. La prima sessione del capitolo su menzionato è ” ricordare che la vita presente non durerà a lungo e che dovrete morire”. Si divide in vantaggi del ricordarsi della morte e svantaggi del non ricordarsi della morte.
Je Tzong Kapa disse ” Tutti pensano : alla fine la morte arriverà, eppure continuano a coltivare il pensiero erroneo:- però non morirò ne oggi ne domani, sino al momento in cui la morte sopraggiungerà realmente.-

Non entrerò qui nel merito di questo lungo capitolo sulla consapevolezza della morte, i cui passaggi essenziali sono: 1.che la morte è certa, 2.e non possiamo scegliere ne prevedere il momento della morte 3.ne il modo nel quale moriremo e 4.che al momento della morte nulla potrà aiutarci se non il Dharma( o il nostro sviluppo spirituale o capacità di vedere la realtà) . Non posso però non portare l’attenzione su come la copresenza e vicinanza di parole come” Preziosa vita” e “Morte” , in contrasto con il sentire comune attuale che di solito le tiene lontane e ben separate sia nel linguaggio che nei fatti,qui invece vanno assieme e non si annullano a vicenda ma anzi l’una ha senso solo grazie all’altra . La consapevolezza della morte come strumento per comprendere e vivere il significato e la preziosità della vita. Senza la consapevolezza della morte, ci dicono i testi antichi e attuali di buddismo tibetano, questo non è possibile. Questo messaggio è presente anche nelle primissime parole del Buddha, il primo discorso che il Buddha fece ( prima non sapeva se raccontare della verità che aveva scorperto poichè “difficile da comprendere, al di là della ragione, comprensibile solo ai saggi” )sono le 4 nobili Verità: la prima è” la Verità della Sofferenza e come primo passaggio cita la consapevolezza della morte e della ” non permanenza” ( tutto cambia continuamente ,è in movimento). Le altre 3 verità sono l’Origine della Sofferenza o cause della sofferenza( prima di tutto l’ignoranza sulla realtà inclusa la realtà del morire) la Verità della Cessazione della Sofferenza( se superiamo l’ignoranza, distorsione della realtà, e le afflizioni mentali che da questa derivano la sofferenza cessa) e la Verità del Sentiero( è necessario percorrere un sentiero individuale, per uscire dalla sofferenza …questa non cessa per caso senza mettere le cause adeguate)
il Buddha ci indica quindi che non è possibile scoprire la Verità , vivere nella verità, essere la verità, senza la consapevolezza della morte. Non c’è modo di realizzare la cessazione della sofferenza senza la consapevolezza della morte, non c’è modo di superare l’ignoranza senza consapevolezza della morte.
Noi, percepiamo la vita attraverso gli “occhiali” dell’ignoranza( fantasie che non corrispondono alla realtà: come la fantasia di non morire, non ammalarsi e non soffrire) La morte ci obbliga a confrontarci con la realtà che è diversa dalla nostra illusione. E, paradossale, ma non troppo: pur costringendoci ad attraversare in modo consapevole la sofferenza e il contatto con la realtà questo ci porta come risultato la cessazione della sofferenza e “Liberazione.”
Ci sarebbero molte cose da dire, il Buddismo Tibetano ha approfondito questo tema in modo particolare con meditazioni analitica e la descrizione dettagliata di tutti i passaggi al momento della morte (particolarmente significativa la descrizione di questo nel ” Libro Tibetano del Vivere e del Morire” Sogyal Rimpoche, Ubaldini editore ) ma anche del modo nel quale questo stesso processo è presente nella vita . Il processo della vita e della morte non sono separati e non solo attraverso il processo del sonno e del sogno è possibile famigliarizzarsi e conoscere questo processo ma anche attraverso specifiche pratiche meditative( vedi libro Dalai Lama ” Morte, bardo e sogno” e altri). La realtà della morte è preziosissima per penetrare la nostra vera natura, tornare a casa, lasciare che affiori la parte più vera di noi.Frank Ostasesky, il direttore dello Zen hospice di San Francisco e fondatore dell’università Metta institute in USA ha detto al seminario di Maggio 2012 a San VIto che ha visto persone disperate che quando iniziavano ad accorgersi che quella cosa terribile che stava affiorando durante il processo della morte altro non era che lo svelarsi della loro natura più profonda si affidavano al processo con fiducia.
I testi di Tantra ci spiegano come utilizzare la vita, la morte, il sonno e il sogno e la meditazione per realizzare la nostra natura più profonda: Vita e morte non sono separate e il processo è lo stesso

Sogyal Rimpoche dice ” vita e morte stanno nella mente e non il contrario( la mente e la morte nella vita). Lama Zopa scrive nel libro ” Guarigione definitiva” edizione Chiara Luce :-noi abbiamo paura della morte ma in realtà non possiamo sapere cosa è la morte conosciamo solo la rappresentazione che diamo di questa ed è di questa rappresentazione che abbiamo paura.-
impossibile per me penetrare queste verità così vaste e profonde in poche righe cercando di rappresentare a parole esperienze difficilmente descrivibili a parole( come spiegare il gusto della cioccolata senza farla assaggiare a chi non l’ha mai mangiata…Meglio assaggiare la cioccolata) invito quindi a fare esperienza di questo attraverso meditazioni e seminari .In ogni caso mentre molti degli insegnamenti del Buddismo tibetano si possono trovare sui libri( chi è interessato può scrivermi una mail e mando la bibliografia: bianchi.silvia69@gmail.com) quello che forse è introvabile sui libri è l’esperienza diretta con un Maestro, colui che realizza e incarna nella sua vita tutto questo. Ho avuto la fortuna di vivere vicino a un grande maestro tibetano per quasi 20 anni e vedere la sua morte e quella di un altro grande Maestro tibetano. Racconterò quindi nelle pagine che seguono qualcosa di questa esperienza, introvabile altrove e per me insostituibile.

Dio ci ha dato la forza.
La forza per tenere e
La forza per lasciare andare.

vignetta 3

1 Dharma : traduzione italiana “fornire una base”, ovvero come “fondamento della realtà”, “verità”, “obbligo morale”, “giusto”, “come le cose sono”2 Nel week end del 1-3 Novembre 2013 all’Istituto Lama Tzong Kapa( www.iltk.it) Silvia Bianchi terrà un seminario residenziale sulla consapevolezza della morte, meditazioni sugli stadi del morire e come integrarlo alla vita quotidiana. La vita può acquista più valore e senso anche grazie a questa consapevolezza( vedi anche www.silviabianchi.com). Il week end del 1-3 Febbraio 2014 all’iltk : “accompagnamento alla morte e supporto ai famigliari, elaborazione del lutto”Altri 2 seminari esperienziali sulla consapevolezza della morte,meditazioni sulla morte ed elaborazione del lutto saranno a Milano 8-9 Febbraio e 8-9 Marzo 2014( vedi www.silviabianchi.com)
Napoli. Un incontro speciale in ricordo di Maurizio Mottola: “l’arte del vivere e del morire”. Convegno

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