Lutto complicato (traumatico) e mindfulness – La storia di Elisabetta.

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Mindfulness e Trauma

Quando usiamo la parola mindfulness intendiamo tutti la stessa cosa?
La mindfulness in ambito clinico-educativo attuale è spesso definita come “l’attenzione al momento presente, momento dopo momento, intenzionale e non giudicante”. Alcuni neuroscienziati, come ad es David Vago ,chiamano questo “il Modello della Mindfulness con 25 anni di storia” Questa definizione di consapevolezza( traduzione italiana della parola mindfulness, a volte tradotta anche come “attenzione”) nel contesto clinico-educativo attuale è semplificata(grazie a J.Kabat-Zinn )rispetto al contesto
originario dal quale J. Kabat Zinn la estrapola( il contesto originario David Vago lo chiama “ Il modello di mindfulness con 2500 anni di storia”).Questo ha vantaggi e svantaggi sia dal punto di vista clinico che della ricerca scientifica. Meglio fare qualche accenno a ciò prima di entrare nel merito dell’argomento più specifico di questo capitolo: “Trauma e Mindfulness”.
Vantaggi: la semplicità trasforma la “mindfulness” in uno strumento clinico facilmente utilizzabile da molti ( da qui anche i molti articoli scientifici, circa 3000 ad oggi, che ne mostrano la validità in campo clinico per la riduzione dello stress, della depressione e molto molto altro) ma i rischi sono che questa definizione può in realtà fare perdere il senso del contesto più ampio dal quale viene la parola, trasformandola,secondo Allan Wallace , in qualcosa d’altro con diverse funzioni e obiettivi.
Nel contesto più ampio e complesso originale(ad es. la meditazione Vipassana, o i “quattro piazzamenti ravvicinati della consapevolezza” presenti in tutte le scuole buddiste ma non solo ) la mindfulness, sviluppata e stabilizzata, ha la capacità di portare chi la pratica fuori dalla sofferenza.
Inoltre è una delle basi, “terreni” sui quali “ appoggiarsi” per sviluppare le più alte potenzialità umane( come amore, compassione, saggezza, etica,generosità, ecc) Ha la stessa funzione e gli stessi risultati della mindfulness così come è intesa nella sua forma elementare attuale? Allan Wallace nei suoi discorsi e articoli ci invita ad esplorare il rischio di ridurre la mindfulness solo ad esercizio di mera attenzione, non finalizzata e decontestualizzata che ci incoraggia a vivere tutto al presente: come il serpente che mentre mira alla preda è attento e ha i sensi vigili… e nulla di più ?( come in modo provocatorio Allan Wallace si chiede nel suo articolo ?) Nel contesto originale(“ modello con 2500 anni di storia”) la mindfulness aiuta chi la pratica a scoprire che la percezione di “SE e del Mondo fuori da se” è una co-costruzione e non c’è nella realtà nulla di ciò che percepiamo (così concretamente e stabilmente) essere “io” o “noi stessi” e “ la realtà esterna”( scoperta che le neuroscienze attuali confermano pienamente, interessanti a questo proposito le ricerche, libri e articoli scientifici e video , alcuni dei quali diventati anche documentari della BBC, del Dr David Eagleman 2016, e il libro “ Il Tunnel dell’Io di Metzinger,2012) Questa scoperta ci può lasciare totalmente impauriti o entusiasti, dicono i testi antichi, perché qui si aprono infinite possibilità. Può la mindfulness “del modello con 25 anni di storia” in sole 8 settimane( spesso i programmi clinici di Mindfulness attuali hanno questa durata) portarci a questo?

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