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Meditazione,cervello ed emozioni

16 Settembre 2016

Meditazione,cervello ed emozioni

I vari tipi di meditazione aiutano a cambiare la nostra relazione con il mondo e con noi stessi facilitando la capacità di riprendersi dalle situazioni difficili e aiutandoci a mantenere più a lungo le emozioni positive, inoltre ci aiuta a riconoscere ciò che è adeguato nel contesto sociale e ciò che non lo è.

Richard Davidson, ricercatore da 30 anni nel campo delle “neuroscienze affettive”, ha elaborato la teoria degli “Stili Emozionali” identificando 6 “Stili” fondati neurobiologicamente, in quanto riflettono livelli di attività in circuiti cerebrali specifici e identificabili. Ogni dimensione ha due estremi che sono il risultato di un’attività più intensa o ridotta in quei circuiti. E’ interessante che molti dei circuiti sottostanti le emozioni si trovino lontani dalle aree classicamente associate agli affetti, come il sistema limbico e l’ipotalamo; essi spesso si sovrappongono a quelli del “cervello razionale”: le emozioni operano insieme alla cognizione in modo organico consentendo di orientarsi nei rapporti umani, nel lavoro e nella crescita personale.

Gli Stili Emozionali sono trasversali rispetto alle categorie diagnostiche dei Disturbi Psichici e rappresentano caratteristiche sottostanti le manifestazioni psicologiche che ne condizionano l’espressività. Il loro assessment permette di personalizzare la valutazione e la cura delle persone, aumentando la consapevolezza del loro modo di reagire agli eventi e di impostare un trattamento “fondato neurobiologicamente”: un aspetto molto importante dal punto di vista clinico è infatti la possibilità di modificare il funzionamento dei circuiti attraverso pratiche psicologiche.

Ciascuno Stile puo’ essere valutato in 3 modalità:

  • FMRI e Brain mapping per identificare i circuiti sottostanti.
  • un questionario con 10 domande per ogni dimensione, risposta vero/falso. Gli estremi inferiore a 3 e superiore a 7 sono considerati indicatori di un’alterazione funzionale.
  • test specifici per ogni dimensione, che integrano le risposte al questionario e permettono una definizione più precisa e un monitoraggio nel tempo.

 

Le sei dimensioni sono:

  • RESILIENZA: rappresenta la velocità o difficoltà a riprendersi dalle emozioni spiacevoli evocate dalle avversità.
    Test: Può essere valutata misurando il riflesso d’ammiccamento, indice del recupero da un evento emozionale spiacevole, di fronte a immagini di sofferenza.
  • NEUROBIOLOGIA: è collegata all’attività della corteccia prefrontale, sede di funzioni come la pianificazione, la capacità di giudizio e altre funzioni esecutive. Una maggiore attività della corteccia prefrontale sinistra corrisponde a una resilienza più elevata (maggior rapidità nel riprendersi da emozioni spiacevoli), mentre la prevalenza della parte destra a una minore resilienza. La corteccia prefrontale sinistra invia segnali inibitori verso l’amigdala, riducendo i segnali associati alle emozioni negative e permettendo di agire in modo efficiente. Una maggiore attività si associa anche a una maggiore connessione di sostanza bianca tra le due strutture.
  • PROSPETTIVA: rappresenta la capacità di “mantenere” le emozioni piacevoli.
    Test: può essere valutata misurando quanto a lungo vengono attivati i muscoli associati al sorriso in risposta a immagini di felicità o tenerezza.
    Neurobiologia: il “circuito della gratificazione” è costituito dalla corteccia prefrontale che sostiene l’attività del nucleo accumbens, situato nello striato ventrale, contenente neuroni che rilasciano o catturano dopamina, e gli oppiacei endogeni. La dopamina è associata alla componente motivazionale della gratificazione, gli oppiacei alle sensazioni di piacere. Tanto maggiore è l’attività del nucleo accumbens, sostenuta dalla corteccia prefrontale, tanto più la persona è capace di mantenere le emozioni positive.
  • INTUITO SOCIALE: rappresenta la capacità di comprendere l’altro attraverso i segnali non verbale.
    Test: Un indicatore è la direzione dello sguardo quando vengono mostrati dei volti: L’intuito sociale è maggiore se l’attenzione viene rivolta agli occhi, ridotta se lo sguardo viene distolto dagli occhi e dal volto.
    Neurobiologia: un elevato intuito sociale si associa a un’elevata attivazione del giro fusiforme (implicato nel riconoscimento delle emozioni nel volto delle persone), e a una ridotta attivazione dell’amigdala. Sviluppare i sentimenti di amore e dedizione, come nella Meditazione delle Gentilezza Amorevole, aumenta la secrezione endogena di ossitocina che riduce l’attivazione dell’amigdala e aumenta la capacità di riconoscere le emozioni.
  • AUTOCONSAPEVOLEZZA: rappresenta la consapevolezza delle proprie emozioni e dei segnali fisiologici del corpo attraverso cui si esprimono.
    Test: attraverso la valutazione della capacità della persona di percepire il proprio battito cardiaco, confrontandolo con una misurazione oggettiva.
    Neurobiologia: una maggiore autoconsapevolezza corrisponde a elevati livelli di attività dell’Insula, che riceve segnali dagli organi viscerali, viceversa per una bassa autoconsapevolezza. L’insula è situata tra i lobi temporali e frontali e contiene la “mappa viscerotopica” del corpo.
  • SENSIBILITA’ AL CONTESTO: è la dimensione della consapevolezza rivolta all’esterno: si riferisce alla sensibilità verso i segnali che provengono dal contesto sociale.
    Test: misurare come varia il comportamento emozionale al variare del contesto sociale, rappresentato dalla modificazione dell’ambiente in cui vengono somministrati i test.
    Neurobiologia: l’ippocampo è noto per il suo ruolo nell’elaborazione dei ricordi, immagazzinando la memoria a breve termine e selezionando quelli che vengono trasferiti nella memoria a lungo termine. L’ippocampo anteriore, la parte più vicina all’amigdala, ha un ruolo fondamentale nella percezione del contesto; una sua elevata attività corrisponde anche a maggiori connessioni con la corteccia prefrontale e ad una più sviluppata capacità di adattare il comportamento al contesto.

ATTENZIONE: Vi sono diversi tipi:
l’attenzione selettiva (estremo Focalizzato)
e la consapevolezza aperta (estremo Non Focalizzato).

Attenzione selettiva: è la capacità di focalizzare la mente sull’oggetto d’attenzione filtrando le distrazioni emozionali.
Test: attraverso il riconoscimento di suoni di tonalità e provenienza diversa che vengono identificati attraverso la pressione di pulsanti, con vari livelli di difficoltà.

Consapevolezza aperta: è la capacità di rimanere ricettivi a tutto quello che può essere avvertito mantenendo la posizione di “osservatore”, senza essere alterati dalle componenti emozionali.
Test: misurando il tempo dell’”attentional blink”: quando uno stimolo cattura la nostra attenzione nella frazione di secondo seguente non siamo in grado di avvertire altri stimoli, si può valutare la capacità ricettiva misurando il tempo necessario dopo uno stimolo per percepire quello successivo. Neurobiologia: all’estremo Focalizzato della dimensione attenzione la corteccia prefrontale mostra un’elevata sincronia di fase in risposta agli stimoli esterni (i segnali elettrici emessi dalla corteccia sono sincronizzati con l’arrivo dei segnali esterni) e un’attività moderata della P300, un potenziale elettrico che si verifica circa 300 millisecondi dopo uno stimolo esterno. All’estremo Non Focalizzato, la sincronia di fase è ridotta e il senale P300 è agli estremi, o molto debole o molto forte.

Dettagli

Data:
16 Settembre 2016
Categoria Eventi:

Luogo

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via Poggiberna 15
Pomaia, Santa Luce (PI), 56040 Italia
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050 685654
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Organizzato da

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